
Ciò che mi ha fatto conoscere la vita è stata lei,
la morte.
Come il bello e il brutto e il brutto e il bello.
Quando cominciai a scorgere la falce
il cuore non potè non sussultare di dolore, rabbia e terrore.
Io fermo, in ginocchio abbandonandomi ad essa.
Occhi a terra, capo chino, grigio in volto, freddo in animo.
Piantato a terra, mentre l’universo gira…
Così si tratta di liberarsi dall’attesa
e se attorno una mano trova un appiglio,
può succedere di spingere su un piede per tornare a salire.
Lo sguardo si ritrova a superare la falce
che si rigenera in simbolo di nuova vita.
Nessun eroe,
nessun maestro,
ma solo lei
a dettare i tempi di un otto storto
che non smette mai di fare i conti.
(ellepi)
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